Capitolo1

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L’AZIENDA IVECO.

PRESENTAZIONE.

L’Iveco è una holding di origine europea che, affrontando la globalizzazione, si presenta oggi in più di 100 paesi ricoprendo il ruolo di operatore mondiale e producendo veicoli industriali con Mtt [1] da 2,8 ton fino ai massimi consentiti dalla legge.

L’azienda ha una posizione di prodotti nel mercato caratterizzata da:

o         offerta completa su tutte le gamme;

o         leader nella tecnologia veicolare;

o         veicoli competitivi ad elevata qualità;

o         bassi costi d’esercizio

o         soluzioni dedicate per ogni esigenza di trasporto;

o         individuazione e soddisfacimento delle necessità dei clienti.

  I prodotti Iveco si raggruppano in:

o       Veicoli industriali (leggeri, medi, pesanti);

o       Bus;

o       Veicoli per la difesa ed antincendio;

o       Veicoli speciali;

o       Motori.

 

1.1      IL MERCATO EUROPEO.

L’Iveco, nel mercato europeo occidentale, è fortemente competitiva nella produzione e vendita di veicoli industriali leggeri per l’impiego urbano (New Daily) e medi (Eurotech); meno brillante è la situazione dei pesanti (segmento dominato da Mercedes, Volvo e Scania concorrenti specializzati con lunga esperienza) dove la commercializzazione dei nuovi modelli Cursor 8,10 e prossimamente13, si pone come chiave per il consolidamento della posizione.

L’Iveco è inoltre tra i primi tre costruttori nel mercato dei bus, con la Irisbus joint venture attuata insieme a Renault, che nel primo anno di vita ha venduto 8.800 unità in più di venti paesi. In Europa Occidentale la quota di mercato è stata del 26,4%.

Nel segmento dei motori, la vendita dei nuovi propulsori “pesanti” ha riguardato il segmento dei grandi costruttori, mentre la quota free-market, è cresciuta (soprattutto nella Power Generation) grazie alle competenze raggiunte nell’applicazione dei motori appartenenti alle serie 8200 e 8400.

 

1.2    LA STRATEGIA DI GLOBALIZZAZIONE.

L’Iveco, per aumentare la sua presenza al di fuori dell’Europa Occidentale (mercato di riferimento), persegue una strategia competitiva esterna[2] attraverso la stipula di contratti di licenza, le collaborazioni industriali, le joint-venture. Questo tipo di strategia permette di strutturare il mercato locale sviluppandone le capacità produttive e consente di incentivare la domanda di prodotti; Iveco crea così i presupposti per un business competitivo e per una posizione di competitors nei mercati emergenti.

Gli obiettivi sono molteplici: consolidare i volumi di vendita nei mercati tradizionali come Africa ed America Latina; istituire dei presidi nell’Europa dell’Est ed in Estremo Oriente; minimizzare l’impatto di crisi che possano colpire un singolo paese o mercato.

I mercati emergenti più interessanti sono quelli cinese ed indiano, nei quali emerge la crescita del trasporto su gomma da sfruttare mediante il consolidamento delle unità produttive decentrate:

o       in Cina la joint venture al 50% con il gruppo Yueijin (Naveco), ha portato all’investimento da parte del governo di 200 milioni di dollari per la ristrutturazione degli stabilimenti locali, con la vendita di  18.000 unità leggere;

o       in India l’acquisto di una partecipazione significativa della società Ashok Leyland (in associazione con il gruppo Hinduaj) si è concretizzata nella vendita di 36.200 veicoli con un incremento del 24,9%.

Nei mercati esteri tradizionali la situazione è stata positiva, ad esclusione della Turchia, che ha scontato gli effetti del terremoto del 1999 provocando la diminuzione del 44% nella domanda di veicoli per un totale di 34.000 unità.

Accordi di cooperazione in Ucraina (con Uralaz e Gazprom) per la produzione e l’assemblaggio di veicoli pesanti, ed in Ungheria, in Polonia, in Slovacchia, in Repubblica Ceca e nelle Repubbliche CSI per la creazione di moderne reti di commercializzazione ed assistenza, rappresentano la volontà d’Iveco di far del mercato debole dell’est europeo una nuova area dove estendere il business dell’azienda.

1.3    IL POSIZIONAMENTO COMPETITIVO.

L’azienda ha oggi un forte posizionamento nelle gamme dei veicoli leggeri e medi, caratterizzati entrambi da una grande versatilità negli allestimenti e da ottime quote di mercato in Europa.

Il segmento dei veicoli leggeri ha risentito positivamente della nuova gamma Daily S2000 che le ha permesso di diventare leader superando Mercedes.

La quota nei paesi in via di sviluppo tende ad aumentare, mentre quella europea deve assestarsi al valore attuale.

Nel settore dei veicoli industriali pesanti la situazione è meno brillante: il segmento è soggetto ad una competitività esasperata fatta da concorrenti specializzati con lunga esperienza. Volvo ha una gamma completa e cerca spazio al sud e nel centro Europa; Man ha rinnovato la famiglia e vuole consolidarsi fuori dalla Germania; Scania ha diffuso la nuova serie E4, Mercedes aggredisce il mercato con i suoi prodotti dopo aver vissuto una perdita di alcuni punti percentuali.

L’Iveco sta reagendo aumentando la rete dei venditori (che sono passati da 400 a 600), concentrandosi su quegli optionals e varianti, che il cliente finale percepisce come valore aggiunto del prodotto

Nei motori diesel l’Iveco è uno dei leader a livello mondiale sia in termini di volumi che d’innovazione tecnologica; il miglioramento dei valori passerà attraverso l’orientamento nel free-market e nelle aree non veicolari, come la Power-Generation, l’Industrial e il Marine.

 

1.4      I RISULTATI IVECO.

I dati economici che l’Iveco ha conseguito nel 1999 sono stati:

Dati significativi

 

 

(in milioni di Euro)

1999

1998

Ricavi Netti

7.387

6.649

Risultato operativo

311

261

R.O.S.%

4,2

3,9

Investimenti

356

307

Ricerca e sviluppo

215

200

Dipendenti

36.217

31.912

I ricavi netti del settore sono aumentati dell’11,1% rispetto al precedente esercizio, l’utile operativo è stato di 311 milioni d’euro (+ 50 milioni) con una redditività operativa sui ricavi del 4,2 % (+ 0,3%).

Il miglioramento del risultato deriva dall’effetto positivo dei volumi e dalla riduzione dei costi di prodotto e di struttura.

Mercato Veicoli Industriali

(MTT>= 3,5 ton)

 

 

 

in migliaia di unità

1999

1998

Var.%

Francia

100,4

89,3

+12,4

Germania

149,3

131,4

+13,6

Gran Bretagna

105,5

108,5

-2,8

Italia

85

68,1

24,8

Spagna

65,8

52,6

22,2

Europa Occidentale

630,4

567,5

10,8

Il mercato dei veicoli industriali in Europa nel 1999 ha confermato la crescita degli anni precedenti iniziata nel 1994.

La domanda di veicoli industriale, con massa totale a terra uguale o superiore a 3,5 tonnellate, è stata di 630.400 nell’Europa Occidentale con un incremento del 10,8% rispetto l’anno precedente.

L’analisi per paese indica una crescita per tutti i mercati europei esclusa la Gran Bretagna (-2,8%). I risultati dei mercati italiani e spagnolo sono stati ottimi con crescite significative in Germania ed in Francia.

Il prodotto pesante (veicoli con massa totale terra >= 16 tonn) mostra la crescita più accentuata, passando dalle 204.700 alle 233.000 unità con un miglioramento del 13,8%, spinto dalla commercializzazione dei nuovi Eurostar che montano i nuovi propulsori della serie Cursor 8 e 10.

 

Iveco ha venduto complessivamente 149.900 veicoli, con un aumento del 9,6% rispetto allanno precedente, che raggiungono le 192.000 unità se si considerano anche le joint venture e le società licenziatarie.

Suddividendolo per aree geografiche, il mercato presenta la seguente composizione:

o      Europa Occidentale, sono stati venduti 119.800 veicoli, con un incremento del 7,7% rispetto al 1998; i migliori risultati sono stati conseguiti in Francia (+23,3 %), in Spagna (+16,3 %) ed in Italia (+11,6%); la Gran Bretagna è il solo paese in cui si è avuta una riduzione del 12,2%. La quota di mercato è passata dal 17% al 16,6% risentendo del calo delle immatricolazioni di veicoli leggeri nella prima parte per l’attesa del Nuovo Daily; il nuovo modello ha però fatto registrare un incremento dello 0,5% nell’ultimo trimestre;

o      nei mercati extra Europa Occidentale le vendite hanno raggiunto le 30.100 unità, cifra che tiene conto della joint venture di Iveco nel mercato cinese.

La joint venture di Iveco con Renault per l’espansione in Europa del prodotto autobus ha venduto complessivamente 8.800 unità diventando tra le leader del settore.

Positivi i risultati delle principali società collegate; frutto di collaborazioni e partnership hanno permesso di vendere:

o       36230 veicoli in India tramite la società Leyland;

o       5800 unità in Turchia in joint venture con Otoyol, alla quale Iveco partecipa con il 27% del capitale.

La società Transolver, che gestisce le attività finanziarie e di noleggio con lo scopo di offrire al cliente un servizio globale, ha stipulato 22.500 contratti (+6%) su veicoli nuovi ed usati, con una penetrazione finanziaria sulle vendite di veicoli nuovi del 27% in Europa Occidentale.

Questi risultati, sono dovuti sia a scelte interne (il lancio di nuovi prodotti finanziari, la costituzione di società dedicate in Germani ed in Spagna), sia ad acquisizioni: Transolver ha acquisito il controllo del Gruppo Fraikin leader nel mercato francese per il noleggio a lungo termine di veicoli industriali.

1.5    COMMENTO.

L’Iveco nel 1999 è riuscita ad ottenere risultati positivi sia sfruttando la domanda di veicoli industriali, che rappresentano la componente principale del trasporto merci e persone a terra, sia proseguendo nella strategia di “eccellenza “ a due dimensioni:

o       interna, diminuendo i costi di produzione; rinnovando la gamma dei prodotti venduti (veicoli, motori) consapevole che gli effetti di queste scelte si realizzeranno pienamente nei prossimi anni; offrendo al cliente servizi aggiuntivi; rifinendo la nuova struttura organizzativa per concentrare le competenze in capo a soggetti unici;

o       esterna, con l’acquisizione  e la costituzione di joint venture nei mercati e nei segmenti in cui Iveco deve essere presente, per allungare la catena del valore e per assistere il cliente durante tutta la durata del prodotto acquistato.

Il livello di redditività ottenuto da Iveco, ha permesso un rendimento del capitale investito superiore all’obiettivo di tasso di rendimento prefissato, con la conseguenza di creare valore.[3]

1.6    IVECO: l’evoluzione organizzativa fattore di competitività.

La storia della IVECO è fatta di continui mutamenti nella gestione delle attività, con lo scopo di cogliere tutte le necessità del business automotive; la trasformazione delle business units in unità autonome di profitto non rappresenta che il naturale sviluppo di questa strategia.

L’analisi dell’azienda che si farà nei prossimi paragrafi, riguarderà soprattutto la evoluzione organizzativa di Iveco, per dimostrare come la capacità di rinnovamento interno sia un elemento di strategia competitiva che, se correttamente sfruttato, permetta di affrontare quelli esterni[4].  

1.6.1 1975: L’ORIGINI.

IVECO è nata nel 1975 dalla fusione dei 5 protagonisti del settore veicoli industriali: Fiat veicoli industriali, O.M., Lancia veicoli speciali (Italia), UNIC (Francia), Magirus - Deutz ( Germania).

 

FUSIONE IVECO

Lo scopo perseguito dalla dirigenza FIAT, era quello di creare una società transnazionale che, utilizzando le singole esperienze, potesse allargare il mercato verso un’integrazione economica. Le singole aziende avrebbero perciò dovuto far confluire il proprio patrimonio culturale, tecnologico, produttivo, commerciale nella prima grande multinazionale europea.

Il gruppo dirigente iniziale fu formato da uomini di ciascuna società che vennero affiancati dai Comitati di Coordinamento. Nell’organizzazione furono individuate otto funzioni principali: l’Engineering, la Strategia e Sviluppo, il Personale, l’Amministrazione e Finanza, i Mezzi di lavoro, la Produzione, il Commerciale e la Pianificazione.

La gestione d’ogni funzione fu affidata alla responsabilità di un Comitato Direttivo guidato da un ex-direttore della FIAT Veicoli Industriali.

A livello aziendale la supervisione ed il coordinamento furono affidate ad un soggetto superiore il Management Advisory Commitee formato dai responsabili delle società nazionali.

Per i primi anni di vita però l’integrazione fra le società fu minima e l’Iveco operò come una “federazione” di aziende dove la discussione allo interno dei comitati limitarono l’iniziativa e le strategie da adottare per sfruttare al meglio le potenzialità di un mercato allargato alle nazioni europee e non.

Il contesto socio-economico ed imprenditoriale non erano maturi ad un evento moderno quale era la nascita della prima holding transnazionale europea.

La struttura organizzativa dell’Iveco riuscì però a svolgere dei compiti quali:

o       la razionalizzazione produttiva: con la riconversione degli stabilimenti e la specializzazione per linee di prodotto finite;

o       la  razionalizzazione del prodotto: con la unificazione delle gamme in leggera,media,pesante;

o       l’integrazione culturale e procedurale degli uomini e delle metodologie applicate alle singole realtà nazionali.

 

1.6.2 ANNI 1980-1985.  

Nel 1980 il patner di minoranza tedesco KHD abbandonò la holding e le sue quote furono rilevate dalla FIAT (che era il patner di maggioranza).

La strategia adottata per la direzione della company, fu una vera e propria “integrazione gestionale” ottenuta attraverso una organizzazione di tipo funzionale che non omogeneizzasse gli apporti delle tre culture nazionali confluite in IVECO (italiane, francese, tedesca).

Diagramma 1980

A capo di ogni funzione fu messo un unico responsabile, venne inoltre istituito un sistema trasversale di Controllo Gestionale che superasse l’individualismo delle tre società nazionali.

L’eliminazione graduale delle sovrapposizioni di prodotto, per attuare il processo di razionalizzazione delle gamme e le reti di vendita in Europa, furono unificate applicando i nuovi criteri dettati dalla logistica e mantenendo la commercializzazione sotto i marchi preesistenti, per non perdere la penetrazione nei vari segmenti di mercato.Si notò però la necessita di commercio sotto il marchio Iveco, per una presenza nel settore dei veicoli pesanti dominati da concorrenti core-business.

Le attività non riguardanti il settore dei veicoli industriali(i veicoli antincendio, i carrelli elevatori, i veicoli per la difesa, i motori per le applicazioni industriali e marine, gli autobus), costituenti meno del 20% del fatturato complessivo, furono riorganizzate in divisioni di prodotto, anticipando la strategia di specializzazione che anni dopo ha portato alla nascita delle business unit.

1.6.3 ANNI 1985 - 1989.

S’iniziò a cogliere la necessità di un business che seguisse le esigenze del cliente e ciò si tramutò in tre azioni principali:

o       ai marchi nazionali, su tutti i mercati, venne sostituto il marchio Iveco permettendo un rafforzamento di immagine per un unico soggetto pronto a soddisfare le esigenze delle attività in cui operava;

o       il rinnovamento del prodotto vedendo il veicolo industriale come strumento di lavoro e di profitto, ricorrendo alla automazione nella tecnologia di produzione per la standardizzazione delle procedure;

o       il consolidamento e la estensione della rete di vendita in Europa strumento indispensabile per poter affrontare la globalizzazione dei mercati.

 

1.6.4 ANNI 1990.

Se nel 1975 Iveco ebbe la sua nascita ufficiale, nel 1991 ha avuto quella effettiva, presentando una gamma unica di prodotti e diventando concretamente una sola azienda.

Alla ulteriore espansione nel mercato europeo, si è affiancato un completo rinnovamento della tecnologia e del prodotto, con la commercializzazione della gamma Euro: una nuova generazione di veicoli industriali per la quale vengono sviluppati dei motori (serie 8000, serie Cursor) avanzati nella concezione tecnica e nella tecnologia di produzione in grado di soddisfare le necessità dei clienti e con la capacità di lavorare con grande affidabilità nelle più severe condizioni di esercizio e nel rispetto dei vincoli sulle emissioni rumorose e dei gas di scarico previsti dalla normativa internazionale EURO[5].

La caduta di protezione tra i mercati del 1993 e la deregulation dei trasporti del 1998 hanno ulteriormente accentuato la necessità d’Iveco a riorganizzarsi per raggiungere l’obiettivo di “ avvicinare sempre più l’azienda al cliente ed al contesto del business in cui opera”, con l’intenzione di offrire un valore aggiunto intero sia in termini di qualità e completezza del prodotto offerto ma anche di supporto all’efficienza produttiva del cliente.

Tale ricerca ha già prodotto effetti nel 1993 con l’introduzione del modello organizzativo della fabbrica integrata, con lo snellimento dei processi, con l’introduzione del binomio competenze-responsabilità fino ai livelli organizzativi più bassi, con la costituzione di teams interfunzionali.

Nel 1994 è stata introdotta la figura del Field Engineer interlocutore specializzato del cliente che diagnosticando sul “campo” i difetti del prodotto, li riporta direttamente alla fabbrica in modo da accorciare i tempi di correzione da alcuni mesi ad alcuni giorni.

Il completamento si è avuto nel 1996 con il lancio delle business units “ambienti sensibili” dedicati ad ogni prodotto di Iveco S.p.A. con risorse differenziate di ingegneria, produzione, controllo gestionale e finanziaria; la ricerca di un continuo miglioramento del business cui la unità si rivolge, si può tradurre in:

o       mantenimento dei traguardi raggiunti;

o       miglioramento del rapporto con i clienti;

o       sensibilità alle nuove opportunità dove e quando esse si presentino.

 

 

1.6.5 ANNI 1996 – 2000: creazione ed evoluzione delle business  unit.

L’ambiente in cui opera l’Iveco è caratterizzato dalla marcata specializzazione delle attività coinvolte e dalla concentrazione degli operatori del settore, con la presenza di tecnologie in rapida evoluzione e di mercati globali, diversificati, mutevoli ed esigenti.

In un contesto del genere, la competitività si ottiene solo essendo veramente concorrenziali e la nascita e lo sviluppo di nuovi prodotti diventa un elemento strategico d’importanza decisiva. La dinamica dei mercati costringe le aziende operanti nel settore a ricorrere all’innovazione, estendendo la varietà dell’offerta prestando attenzione ai costi in modo da soddisfare sia il consumatore, grazie ad un buon rapporto valore / prezzo, sia l’azionista che si attende profitti adeguati.

Per soddisfare queste esigenze l’Iveco ha modificato il proprio assetto organizzativo avvalendosi d’unità competitive e di piattaforme di prodotto.

 

Il riassetto organizzativo da “gestione per Funzioni”, che impediva la nascita di centri di profitto e comportava la suddivisione delle risorse in Aree di competenza specialistica associato ad un processo decisionale accentrato al vertice dell’organigramma aziendale, a “gestione per prodotti e per Business Unit” iniziò nel 1996 ed è tuttora in evoluzione, teso alla completa indipendenza delle B.U. per accentuarne il carattere competitivo.

Il fine perseguito è quello di accrescere la sensibilità verso il prodotto e verso il cliente, rendendo la unità di business padrona di tutti gli elementi della catena del valore: l’approvvigionamento delle risorse, lo sviluppo prodotti, la progettazione, la produzione, la commercializzazione, i servizi post-vendita, i servizi finanziari.

La ricerca di nuovi business richiede molti capitali che Iveco deve assicurarsi con un maggior autofinanziamento, applicando il massimo rigore nell’utilizzo delle risorse finanziarie analizzando per ogni investimento un ritorno in termini di cash flow, di redditività e di creazione di valore.

Vengono così a formarsi i presupposti per una specializzazione rivolta alla creazione del valore che porti alla leadership nel segmento di mercato a cui la B.U. si rivolge.

Operativamente ciò si manifesta nella redistribuzione delle competenze e delle responsabilità dei soggetti interessati alle B.U., nell’ottica del decentramento per il superamento delle barriere funzionali, organizzative e gerarchiche. Sono state così individuate le leve su cui ciascun “organo” può agire e che si traducono in decisioni e obiettivi nel medio e lungo periodo.

Gli obiettivi principali perseguiti da ogni business unit sono:

·      la ricerca di creazione del valore con il  passaggio dalla ricerca di profitto alla ricerca del valore aggiunto voluto ( prendendo come indicatore di valutazione lo E. V. A.: Economic Value Added che dà il termine  percentuale di ritorno sul capitale proprio investito) e che si traduce  nell’ orientamento al cliente per ottenere un prodotto competitivo (qualità e affidabilità sono valori);

·      la leadership nel campo in cui opera;

·      la globalizzazione per lo sfruttamento di  tutte le opportunità dei business di cui la unità competitiva si occupa : “ dove c`e` un business legato al market - truck l’ IVECO dovrà essere presente” ( da una intervista datata 1996 all’ Amm. Deleg.);

·       l’ attuare politiche di costi competitivi.

 

L’Iveco ha già al suo interno alcuni esempi di unità competitive ed infatti per i prodotti finiti con mercati specifici (gli autobus, i veicoli antincendio ed i veicoli per la difesa) erano state costituite delle Divisioni con una indipendenza che era però maggiormente orientata verso lo aspetto industriale (Divisioni Tecniche) non essendoci ne una correlazione tra i prodotti ne transazioni.

  Dal 1996 la “volontà d’indipendenza” ha interessato quello che è il core business dell’Iveco costituito dalla produzione dei camion e dei motori.

Le trasformazioni attualmente in atto stanno delineando una struttura costituita da centri di business slegati tra loro con responsabilità nella creazione del valore (in tutte le sue componenti: dalle risorse al prodotto al mercato al post - vendita) ricorrendo per le attività che non costituiscono il business a servizi di outsourcing esterno.

In un contesto fortemente innovativo anche il sistema di controllo di gestione si è rivolto alle singole B.U. con la creazione apposita di staff dedicati, i quali dovranno supportare l’evoluzione in centro autonomo di profitto gestendo nuove voci (economiche- finanziarie) che diverranno di competenza dell’E.B.U.

 

1.7    I FATTORI DI SUCCESSO PER IL FUTURO.

Per poter essere realmente competitiva l’Iveco, individuati i fattori di successo, deve tradurli in valori da inseguire nella gestione della strategia aziendale andando anche contro comportamenti radicati e presi come modello di riferimento, ma non adatti alla congiuntura del mercato in cui opera.

La fase economica attuale è caratterizzata dalla competitività globale. I mercati sono aperti, grazie sia a scelte politiche sia all’information tecnology, ed i soggetti che ne vogliono fare parte devono recepire la sfida e tramutarla in occasione per il miglioramento del business. Nei prossimi anni si assisterà ad un forte salto della produttività e dell’efficienza dei processi produttivi, logistici e commerciali con il rafforzamento del ciclo economico e conseguenti positive ricadute sull’industria del trasporto.

Per l’Iveco, i fattori di successo diventano obiettivi irrinunciabili ai fini dello sfruttamento delle potenzialità insite nel mercato; possono essere identificati:

o       nella riduzione del time to market, il tempo in cui l’ azienda reagisce all’evolversi della clientela proponendole prodotti adeguati attraverso la possibilità di modifiche volute dal cliente direttamente su linea produttiva (on line);

o       nella riduzione del time to profit, tempo necessario affinché un investimento diventi redditizio; è il caso di entrata in nuovo mercato, i parametri di riferimento sono diversi a secondo che si faccia un accordo con terzi o si decida di costruire uno stabilimento nuovo;

o       nella riduzione del costo totale d’uso, ciò che il cliente spende durante tutto il ciclo di vita del prodotto composta dalle voci: prezzo iniziale, costo d’esercizio, pezzi di ricambi;

o        nella innovazione finalizzata, consistente nelle innovazioni apportate al prodotto pensando alle necessità del cliente o al funzionamento del prodotto (sono entrambe leve per dare un nuovo valore all’utente);

o       nella customizzazione, proponendo  un prodotto su misura ad un segmento del mercato; questo key-factors, fa già parte della strategia di Iveco (il veicolo leggero New Daily è venduto con oltre 3000 varianti), ma deve essere esteso a tutte le aree affari, soprattutto a quella dei motori;

o       nel presidio e riduzione dei costi, per tutte le voci che si presentano con la creazione di centri autonomi di profitto;

o       nella flessibilizzazione dei costi: essendo l’industria del veicolo ciclica, le variazioni di volumi possono essere molto elevate, bisogna evitare i costi rigidi che rimangono identici sia quando il mercato sale, sia quando è in discesa; ogni consumo di materiale, ed ogni processo di supporto (trasporti, manutenzione, …) dovrà essere discusso in base all’apporto di valore aggiunto sul prodotto.

 

1.8    OBIETTIVI.

La strategia fissata in Iveco si orienta secondo tre vie:

o       la verticalizzazione, dando la possibilità di autonomia a ciascuna unità che si concretizza in una struttura organizzativa completa;

o       la internazionalizzazione, per aumentare la posizione nel mercato mondiale;

o       la estensione della catena dei servizi, per essere competitivi facendo leva sia sul prodotto che sui servizi ad esso legato;

esse accompagneranno Iveco nel passaggio da economia industriale in economia dei servizi,  ad economia globale per giungere successivamente a quella digitale e retizzata.

Le quattro business unit esistenti (Light, Medium, Heavy, Engine), giungeranno ad aver in sé tutti gli strumenti organizzativi per continuare la trasformazione da unità indipendenti inserite nel mondo Iveco a centri autonomi di profitto che, sfruttando tutti i canali esistenti intercorrenti tra di loro, dovranno focalizzarsi sul prodotto di cui si occupano.

Il caso più interessante, riguarderà l’Engine business unit perché, avendo rapporti con ogni altra unit Iveco (i propulsori che costruisce sono elemento di vantaggio competitivo per ogni prodotto, veicolare e non), la sua trasformazione in centro di profitto influenzerà il margine di ciascuna, con una variabilità che dipenderà dalla metodologia di trasferimento prezzo adottata in funzione dell’orientamento per classi di prodotto motori:

o       Automotive:

·        trasporto;

·        veicoli speciali (bus, antincendio, …);

o       Marini / Industriali;

o       Power Generation:

·        motori;

·        gruppo completo;

o                             Agricolture.

Il transfert pricing[6] scelto per il prodotto motore assumerà quindi due funzioni rilevanti: permetterà una quantificazione economica dei risultati e dello stato patrimoniale dell’Engine business unit; porrà dei limiti di efficienza alle altre unità diminuendo il margine operativo di ognuna, che dovrà essere recuperato con l’introduzione e lo sviluppo di nuovi business.

 

[1] massa totale a terra , unità di misura internazionale di classificazione dei veicoli.

[2]con grado di prevalenza superiore a quella interna;

[3] si vedrà successivamente come viene valutata in Iveco la creazione di valore.

[4]  come proposto da G.Donna  “L’impresa competitiva” ;

[5] la normativa che limita le emissioni dei gas di scarico;.

[6] il metodo per valorizzare i prodotti e servizi tra le unità di Iveco che sarà analizzato per il trasferimento dei motori;

 

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