Capitolo 2

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L’ORGANIZZAZIONE IVECO: le business unit.

  

INTRODUZIONE.

L’adeguamento di un business al mercato in cui opera, vede nella riorganizzazione aziendale il passo più traumatico dell’innovazione, con il management impegnato nella revisione delle funzioni aziendali del personale a tutti i livelli.

Il perché è da ricercarsi nel fatto che, mentre il cambiamento delle tecnologie e dei processi produttivi si fonda su competenze che l’azienda già possiede e che se redistribuite vengono valorizzate, il cambiamento della mentalità e del modo di operare mette in discussione i partecipanti, i quali se non opportunamente incentivati ed informati, possono involontariamente divenire fattore di insuccesso della strategia perseguita.

Tipici problemi che si possono riscontrare nel processo di riorganizzazione sono:

o       la difficoltà nel cambiamento della mentalità (il principale);

o       la comprensione ed interpretazione dei nuovi ruoli

o       la chiarezza nei meccanismi di funzionamento;

o       un’adeguata informazione;

o       il sostenimento dei motivi di cambiamento attraverso forme nuove di incentivazione e valutando i risultati comuni.

Per raggiungere gli obiettivi prefissati l’azienda deve perciò puntare sulla determinazione e sulla professionalità delle persone coinvolte, valorizzando le persone che hanno più responsabilità con una maggiore autonomia, fornendo le risorse e gli strumenti adeguati agli obiettivi e vedendo nella formazione continua lo strumento essenziale per uniformare la misurazione delle prestazioni ottenute.

 

2.1    LE ORGANIZZAZIONI.

“Un’organizzazione è una collettività orientata al raggiungimento di fini specifici che presenta una struttura sociale relativamente formalizzata.” [1].

Essa è costituita da un insieme di persone che ponendosi degli obiettivi dispone piani e mezzi per poterli raggiungere.

  Gli elementi caratteristici che la compongono sono 3 [2]:

1.   la programmazione, ovvero la divisione razionale del lavoro , del potere e dei canali di comunicazione , non dettata dal caso o dalla consuetudine ma definita e programmata nel tempo per realizzare i fini dell’organizzazione stessa;

2.   la strutturazione, che si compie nella costituzione di più centri di potere che controllano gli sforzi unitari dell’organizzazione e li dirigono verso il suo fine, la analizzano e la rimodellano in funzione degli obiettivi e della situazione in cui opera;

3.   la sostituibilità dei membri, cioè la possibilità di sostituire i membri, di cambiare loro posizione e lavoro e di modificarne la composizione e le caratteristiche.

Il fine perseguito dall’organizzazione assolve una serie di funzioni:

1.   rappresenta la programmazione dell’organizzazione avendo funzione d’orientamento e descrivendo una situazione futura che essa vuole raggiungere;

2.   legittima le attività organizzative e l’esistenza stessa dell’organizzazione;

3.   permette di giudicare dall’interno e dall’esterno il successo dell’organizzazione stessa;

4.   serve come strumento di misurazione.

Date le definizioni d’organizzazione e fine con il termine efficacia si indica il grado con cui essa riesce a realizzare i propri fini e con efficienza il rapporto tra il risultato ed i mezzi impiegati per ottenerlo.

Le definizioni sopra scritte valgono in generale, ma l’attenzione della tesi deve soffermarsi su quelle entità che si pongono un fine di lucro, inteso come ricerca di profitto da parte degli aderenti all’organizzazione ed in cui la valorizzazione monetaria delle prestazioni e degli obiettivi risulta componente essenziale per il suo raggiungimento.

L’analisi dell’organizzazione Iveco come unità sociale sarà volutamente messa da parte; saranno enfatizzati gli aspetti gestionali che necessitano al management per un controllo diretto dell’azienda e gli elementi che permettono la nascita di profitto e redditività da ottenersi con la creazione di valore.

Secondo un’ottica manageriale l’organizzazione è un effetto del processo di management che si esplica in 4 attività fondamentali [3]:

·      la pianificazione, che delinea gli obiettivi e le strategie (che genereranno azioni) nel lungo periodo;

·      l’ organizzazione, che rappresenta la struttura formale in cui si realizzano le attività assegnando mansioni e responsabilità;

·      la direzione, che gestisce le azioni per il raggiungimento degli obiettivi;

·      il controllo, che con l’ utilizzo di opportuni strumenti verifica i risultati e individua le correzioni da apportare al sistema per ottenere i risultati voluti.

L’organizzazione è quindi un sistema aperto che ha rapporti con chi fornisce gli input e con chi riceve gli output; essa condiziona ed è condizionata dall’ambiente economico (mercati), politico (diritto), sociale (valori) e tecnologico (conoscenze) in cui è inserita.

Con ambiente non s’intende quindi solo quell’operativo, formato da clienti (distributori e consumatori), dai fornitori di risorse (le materie prime, la manodopera, i capitali), i concorrenti, dagli enti di controllo (pubblica amministrazione, associazioni, sindacati) ma l’insieme di congiunture che formano il contesto in cui l’azienda opera.

La forma ed il tipo dell’organizzazione vengono perciò influenzate dall’ambiente esterno in cui questa ultima si colloca; le classificazioni proposte dagli studiosi aiutano il management ad essere sensibile agli ambienti ed attento ai confini quando devono adottare decisioni per adeguarle al mondo aziendale.

L’ambiente, che presenta un’evoluzione più o meno rapida, prevedibile e condizionabile, ha come caratteristiche generali quattro dimensioni principali:

1.   la complessità, percepita dallo organizzatore;

2.   la ripetitività dei problemi da affrontare;

3.   il livello di organizzazione del mercato ;

4.   la connessione dello ambiente con il mondo aziendale ;

che nella permutazione di tutte le combinazioni possibili porta a 16 classificazioni possibili.

Un secondo fattore di classificazione è costituito dalla mutevolezza dello ambiente spiegata con un tasso di mutamento e con un indice di prevedibilità dei mutamenti che aumentano a 64 le tipologie possibili; esse vanno dalla organizzazione in cui la standardizzazione è l’elemento principale, detta burocratico-meccanico, a quella in cui la flessibilità è l’elemento chiave (organiche).

I responsabili dell’organizzazione di un’azienda devono quindi identificare l’ambiente in cui opereranno, per poter poi pianificare l’organizzazione più efficacia ed efficiente al raggiungimento degli obiettivi, tenendo presente che il mercato è uno di componenti principali.

Nel caso Iveco tali obiettivi si traducono nella ricerca della competitività in un’ottica di creazione del valore per il cliente, per l’azionista e per l’azienda operando sul processo di globalizzazione che permetta di cogliere nuove opportunità di business laddove si presentino.

La teoria, confermata dalla evidenza pratica, permette di tracciare una serie di linee guida che possono essere usate come spunti per la analisi ambientale [4]:

·      l’ ambiente dinamico porta ad una organizzazione di tipo organico per adattarsi rapidamente a cambiamenti inattesi;

·      più l’ ambiente è complesso più la organizzazione si decentra ;

·      più i mercati in cui opera la azienda sono diversificati e maggiore deve essere la divisione della organizzazione in unità fondate sui segmenti per focalizzare meglio le specificità dei business a cui sono dedicate.

 Considerate in termini tecnologici, le organizzazioni possono essere semplificate in meccanismi per trasformare degli input in output. Questa visione è però riduttiva; essa mette al centro dell’analisi della scelta della struttura adeguata al raggiungimento delle performance (creazione di valore), la capacità interna dell’azienda, riducendo le influenze ambientali alla capacità di ottenere il miglior prezzo per l’acquisizione delle risorse e dei servizi dall’esterno.

 

2.1.1 LE STRUTTURE ORGANIZZATIVE.

Le forme organizzative che la teoria elenca sono molteplici e cercano di rappresentare la realtà che si riscontra nelle aziende. Analizzando però le strutture che si presentano nelle aziende di dimensioni “ medio - grandi” si nota come esse possano essere ricondotte a 3 tipologie [5]:

o           la struttura funzionale, che divide l’azienda in unità caratterizzate dalla  tecnica al fine di unire le risorse specializzate presenti nella organizzazione e per eliminare duplicazioni delle competenze ottenendo cosi una maggiore efficienza che riduca i costi di controllo e di coordinamento; non permettendo la creazione di centri di profitto il sistema di controllo svolge un ruolo di coordinamento centralizzato dei flussi informativi e delle analisi di performance con la pianificazione di azioni da attuare comuni;

o           la struttura divisionale, che prevede una organizzazione scomposta in unità, il cui grado di indipendenza dipende dalla influenza che quelle a monte hanno su quelle a valle in termini di accesso alle risorse comuni (generalmente finanziarie) e di trasferimento dei prodotti. Questa caratteristica influisce sulla difficoltà del controllo che è semplice, quando le divisioni hanno prodotti non correlati che permettono la creazione di centri di profitto, che è complesso quando le divisioni hanno interdipendenza verticale con problemi nella scelta dei prezzi di trasferimento necessari alla valutazione dell’allocazione delle risorse e degli indicatori di performance gestionali;

o              la struttura a matrice  con una base funzionale per i centri di responsabilità a cui si sovrappongono delle unità organizzative rivolte a progetti specifici (nuovi prodotti , nuove strategie commerciali ...). I responsabili delle unità devono ottenere la redditività dei progetti mentre i capi funzioni hanno la responsabilità nell’uso efficiente delle risorse.

L’Iveco si è organizzata in ambienti sensibili con la volontà di sfruttare tutti i business potenziali che la ristrutturazione interna permetterà di evidenziare.

L’ambiente in cui opera, visto la varietà di prodotti che tratta e vista la presenza di concorrenti che d’alcuni segmenti fanno la loro principale fonte di guadagno e sopravvivenza grazie alla forte specializzazione nel settore, può classificarsi come complesso dinamico e fortemente competitivo.

La creazione delle Business Unit in Iveco trova quindi conferma nella teoria a prescindere dagli altri elementi che possano influenzare la organizzazione quali: la tecnologia, la età, la dimensione e le relazioni di potere[6].

La tecnologia d’Iveco è una conferma ulteriore alla necessità di orientare la struttura al mercato, permettendo l’introduzione di prodotti innovativi e all’avanguardia nel segmento in cui si collocano, e terziarizzando tutto ciò che non forma l’oggetto di business.


2.2    IL CASO IVECO: le business unit.

La creazione delle Business Unit, unità competitive orientate ad un preciso business di prodotto, è iniziata nel 1996 ed ha tagliato trasversalmente la struttura funzionale preesistente dell’Iveco.

La ristrutturazione è stata indispensabile per cogliere tutti i potenziali business che sono insiti nel mercato e che gli studi condotti concernenti il business dei motori, hanno individuato in enormi opportunità di crescita dei volumi e del fatturato, con la penetrazione in aree di mercato non ancora sfruttate.

L’Iveco si è orientata ad una struttura “divisionale per prodotti” che, rispetto ad un’organizzazione divisionale classica, è formata da unità tese alla completa indipendenza. Le business unit si scambiano beni e servizi ed in futuro potranno orientarsi all’esterno sia nella ricerca d’input sia nell’allocazione dei prodotti.

All’interno ciascuna B.U. ha una forte componente della organizzazione “ a matrice”, con le funzioni di staff e di supporto che si affiancano a quelle specifiche, per lo svolgimento dei seguenti compiti:

 

o          la gestione del prodotto corrente ;

o       la attività di sviluppo di prodotti nuovi (condotta dalle piattaforme).

 Le attività dell’Iveco sul prodotto, vengono sempre più isolate dal resto dell’organizzazione con lo scopo di ottenere dell’aziende specializzate, ciascuna delle quali punta alla leadership nel proprio settore, focalizzandosi su specifiche linee di prodotto ed essendo padrona di tutti gli strumenti per gestire il business di riferimento.

La ristrutturazione in unità porta necessariamente alla duplicazione di funzioni aziendali ed alla nascita di una concorrenza interna (sulle richiesta di risorse e sulle performance ottenute) che però in termini di competitività, non fa che accrescere la voglia di competitività che è alla base della riorganizzazione.

L’evoluzione in atto è un processo continuo; essa porterà ad un’autonomia completa con la creazione di unità che saranno centri autonomi di profitto e che troveranno al proprio interno le capacità economiche tecnologiche (know-how) per competere con la concorrenza.


2.2.1 L’ORGANIGRAMMA IVECO.

La Organizzazione attuale dell’Iveco vede la presenza di 4 Business Unit orientate su prodotti diversi:

o       LIGHT RANGE B.U.

o       MEDIUM RANGE B.U.

o       HEAVY RANGE B.U.

o       ENGINE B.U.

alle dipendenze dirette della Amministrazione Centrale C.E.O. (Chief Executive Operation ) .

 

 

La LIGHT B.U. ha come oggetto il Business dei veicoli leggeri (2,8 - 6 tonn. Mtt). Il mercato di riferimento è quello europeo che nel 1999 è aumentato del 9% portandosi a livello di 591.000 unità. La quota d’Iveco è stata del 10%, con un recupero nella seconda parte dell’anno grazie alla commercializzazione del nuovo Daily City Camion che ha portato ad un risultato del 11,5% nell’ultimo trimestre del 1999.

Il prodotto di competenza è formato dalla gamma del Daily City Camion con più di 3000 versioni; la novità quali l’introduzione del common-rail Iveco Unijet e dei nuovi cambi a 5 e 6 marce sono state introdotte per l’espansione della presenza nel mercato: a conferma del successo strategico, nel gennaio del 2000 il Daily City Camion ha ricevuto il prestigioso riconoscimento di “Van of the year” da una giuria internazionale.

La MEDIUM B.U. si rivolge alla classe di veicoli medi (6,1 – 15,99 tonn. Mtt) con la gamma Eurocargo. La domanda totale in Europa Occidentale (mercato di riferimento) è stata di 91.200 unità; la quota Iveco ha registrato una lieve crescita (0,1 %) portandosi al 23,3% per un totale di 21300 unità commercializzate.

Per questo settore si è registrato la rapida evoluzione del mercato di veicoli d’occasione, alimentato dalle società di noleggio,  rivenduti dopo due anni di utilizzo, che ha influenzato negativamente il mercato dei veicoli nuovi e positivamente il valore dell’usato.

 

La HEAVY B.U. si rivolge al segmento dei veicoli pesanti (16 tonn. ed oltre Mtt) con le gamme Eurostar ed Eurotech.

Il mercato ha avuto una forte crescita, pari al 13,9%, per un totale di 233.300 unità immatricolate, che conferma la necessità di competizione sia sui prezzi sia sui servizi collegati. Iveco ha una quota del 11,2% (+0,4%) ottenuta con il miglioramento del prodotto corrente e con l’uscita dei nuovi modelli Cursor 8 e del Cursor 10.

L’ENGINE BUSINESS UNIT concentra l’attenzione sul business dei motori, componenti principali dei successi dei prodotti delle altre B.U.; la sua struttura organizzativa, il contesto di mercato competitivo e la valorizzazione economica come centro autonomo di profitto sono l’oggetto del presente lavoro.

 

2.2.2 PERCHE’ LE BUSINESS UNIT?

L’Iveco è nata dall’integrazione d’aziende diverse, con culture e mentalità produttive differenti. La necessità di una coesione tra queste entità ha spinto la gestione e lo sviluppo delle sue attività verso una filosofia di tipo funzionale concretizzata nella suddivisione delle risorse in aree di competenza specialistiche e nel posizionamento verticistico del processo decisionale.

Il consolidamento definitivo della società è stato realizzato agli inizi degli anni novanta, con la commercializzazione di gamme uniche di prodotto.

Il mercato europeo si è però modificato, con la presenza di costruttori che, maggiormente sensibili ai bisogni del cliente, hanno cominciato a sviluppare prodotti e servizi appropriati.

Le nicchie di protezione sono scomparse sia a causa delle tecnologie di comunicazione avanzate che riducono le distanze, sia alla precisa volontà politica di creazione dell’Unità Europea, che provoca una crescente apertura dei mercati nazionali verso un unico grande mercato. In questo contesto, l’Iveco può mantenere la sua posizione solo aumentando la competitività e ricordando che il miglioramento del prodotto e del servizio sono vantaggi labili da confermare anno dopo anno. Il cliente automotive è sollecitato costantemente dal confronto competitivo: il valore che egli riceve da Iveco non è assoluto nel tempo, perché i concorrenti possono offrirgli valori diversi, inducendolo a massimizzare la propria convenienza e facendo divenire meno il rapporto di fornitura continua.

Il cliente è perciò diventato protagonista del mercato ricercando la dedizione totale alla sua competitività, ottenuta con prodotti “su misura” e con il bisogno di un fornitore che diventi patner del suo successo e responsabile della sua evoluzione competitiva.

La risposta ai bisogni di un cliente evoluto, passa attraverso una nuova struttura organizzativa, che permetta di sfruttare tutti i fattori di successo e indichi i valori aggiunti per i quali il mercato è disposto a pagare spinto dal soddisfacimento dei propri bisogni.

L’Iveco ha dovuto accelerare la ricerca di valori da consegnare al cliente finale passando da strategie centrate sui costi a strategie per creare valore: dalla fase del “fare”, alla fase del ”fare bene” si è passati a quella del “valore”.

La struttura dell’Iveco, causa la sua complessità funzionale, era inadeguata ad affrontare la corsa al valore/cliente: la soluzione proposta è stata la creazione delle business unit.

Le business units sono ambienti sensibili alla natura specifica dei clienti e dei concorrenti, che presentano differenze tra le varie unità, nate per sviluppare la propria strategia e per creare valore.

Perciò ogni business unit, che ha obiettivi e si muove in un contesto molto diverso da quello delle altre, deve essere in grado di:

o         identificarsi totalmente con il cliente di riferimento e con i suoi bisogni;

o       sentire proprio ogni prodotto, avendo la percezione dei valori che il cliente gli riconosce;

o       identificare i concorrenti, per specificare gli obiettivi da raggiungere e per poter analizzare le cause degli insuccessi.

I processi concernenti il prodotto possono essere distinti nella gestione del prodotto corrente e nell’attività di sviluppo nel lungo periodo. La prima è compito della business unit, la seconda è svolta dalle piattaforme, che partendo dal concept arriva all’avviamento in produzione.

 

2.2.3 LE RESPONSABILITA’.

Le business unit sono responsabili del volume e del mix della produzione, degli investimenti in capitale (attività fissa e capitale circolante), del costo complessivo e delle spese di garanzia, della qualità misurata sul mercato, del servizio da fornire ai clienti, dell’evoluzione del prodotto in esercizio per la riduzione dei costi e per mantenerne la competitività nel segmento di mercato.

Le leve operative affidategli sono:

o       l’engineering di prodotto, che si traduce nello studio di design, nei test su strada, nel calcolo degli standard, nell’analisi del valore del prodotto, nello studio degli allestimenti specifici;

o       l’engineering di processo, che si pone il miglioramento del sistema produttivo disponendo di investimenti di gamma:

o       gli acquisti, che collaborando con i canali della funzione a livello centrale, identificano e valutano i fornitori diretti , acquistano i materiali specifici del prodotto;

o       il controllo, con compiti di redazione del budget della business unit, di analisi degli investimenti specifici della business unit, di analisi ei risultati;

o       la gestione del personale, valutando le risorse necessarie e la loro presenza all’interno dell’azienda;

o       i servizi di valore tesi al cliente, come la qualità del prodotto in uso, le variazioni da apportargli su segnalazione del mercato (il Field Engineering).

Tutti gli interventi diretti su un determinato prodotto, siano essi di natura strategica, tecnica, economica o finanziaria, sono così dirottati alla business unit corrispondente; l’Ente Centrale viene informato step by step con lo scopo di analisi della compatibilità delle azioni svolte, basandosi sui margini di delega previsti per ogni unit.

 

2.2.4 IL FINE.

Le leve affidate alle unità indicano la volontà del management Iveco, di considerare l’azienda come somma dei conti economici delle singole business unit. In essi, saranno perciò compresi il fatturato, i costi di prodotto, i costi variabili e di origine commerciali (trasporto, garanzia…) che permetteranno di avere un risultato economico, come si trattasse di aziende indipendenti: in altre parole si avranno mission e target identificati in termini economici-finanziari per ogni unit.

L’azienda può perciò essere divisa idealmente in due parti: una operativa sul prodotto; l’altra tesa all’Iveco che presidia lo sviluppo dell’azienda, fa innovazione, gestisce il bilanciamento tra le unità singole, da i criteri da seguire per il conseguimento degli obiettivi globali (politica e vision di azienda).

Il budget annuale ed i piani triennali di sviluppo assumono, insieme alla valutazione numerica delle risorse indispensabili alle strategie perseguite, anche il ruolo di leganti delle due anime d’Iveco.

 

2.2.5 LA STRUTTURA.

Le Business Units sono state create all’interno dei due settori organizzativi dell’Iveco: l’Area Tecnica che comprendeva la Progettazione, la Produzione e gli Acquisti, e l’Area Commerciale che raggruppava le attività di vendita e marketing.  

 

 

Inizialmente, le due aree delle business unit, avevano come responsabili il Product General Manager (tecnica) ed il Commercial General Manager (commerciale) che si incontravano periodicamente nelle “riunioni di fattibilità” ove venivano discussi gli aspetti strategici della gestione (investimenti, sviluppo di nuovi prodotti, revisioni di budget).

Il contatto tra le due Aree a livello operativo di una singola B.U. avveniva tra il Prodotto, il presidio dell’Ente Commerciale, e l’Engineering dipendente dal P.G.M.: essi avevano il compito di sviluppare il prodotto, in esercizio o ancora da lanciare, analizzare le tendenze di mercato, affrontare i problemi di qualità posti dal cliente.

La struttura commerciale, non distinta come quell’industriale per gamme di prodotto ma per mercato, ebbe un rinnovamento organizzativo notevole che vedeva come aspetti qualificanti del cambiamento:

o       la conquista di nuovi clienti affidata al responsabile di gamma C.G.M.;

o       la fidelizzazione, responsabilità del General Manager della B.U. Sevizio Clienti evoluzione del settore Post – Vendita a servizio delle B.U.;

o       l’ unione nella B.U. delle attività di vendita e marketing per un incremento del fatturato;

o       il miglioramento della rete dei venditori con la specializzazione dei Dealer e con la istituzione di responsabili specifici per ogni gamma (Light, Medium, Heavy, Engine) dipendenti dal General Manager di mercato;

La struttura tecnica vedeva la presenza di quattro B.U. di cui tre rivolte al prodotto Automotive (veicoli leggeri, medi, pesanti) ed una ai motori, con il compito della gestione del prodotto corrente, e di Piattaforme cui competeva l’attività di sviluppo del nuovo prodotto: le due entità erano perciò conseguenti e distinte.

La responsabilità delle Piattaforme iniziava con l’idea del prodotto nuovo e terminava con l’avviamento dello stesso in produzione cui seguiva quella della B.U. consistente nel miglioramento continuo del prodotto in esercizio attraverso il coordinamento e l’ottimizzazione delle risorse delle funzioni Produzioni, Acquisti, Progettazione e Servizi Tecnici.

Oggi, la progettazione rivolta alle esigenze dei clienti e la commercializzazione dei prodotti sono parte della B.U.: non esiste più la divisione tra B.U. tecnica e B.U. commerciale che aveva accompagnato la prima fase della nascita della B.U. Le Piattaforme di sviluppo prodotti sono state calate all’interno della B.U. in modo che ci sia una indipendenza dei processi produttivi e del relativo know – how e che i nuovi prodotti nascano internamente alla unit; l’area commerciale è stata integrata nella B.U. con una ulteriore suddivisione per mercati di riferimento[7].

In termini di responsabilità le business unit sono complete: dal concept (l’idea), all’avviamento in produzione, per arrivare alla gestione continua del prodotto corrente.

 

2.2.6  LE PIATTAFORME: il presidio del domani.

Il contesto competitivo dei veicoli industriali è contraddistinto dalla presenza di tecnologie in rapida evoluzione che rinnovano costantemente il valore aggiunto del prodotto. Lo sviluppo di nuovi prodotti diventa elemento strategico d’importanza decisiva. L’Iveco ha recepito e fatto propria questa necessità, programmando l’ideazione, la produzione e la commercializzazione di nuove famiglie di veicoli industriali e di motori, per ciascuna delle gamme di competenza: leggeri, medi e pesanti.

L’offerta delle aziende del settore, deve essere innovata riducendo i tempi di sviluppo e tenendo sotto controllo i costi col fine di soddisfare sia il cliente grazie ad un buon rapporto valore/prezzo, sia l’azionista che vuole profitti adeguati.

La capacità di immettere sul mercato prodotti nuovi che massimizzino i due criteri definiti in precedenza riducendo il time to market, diventa fattore primario di competitività.

La risposta del sistema produttivo è stata la creazione di nuove strutture organizzative, che rimodernando il flusso d’attività coinvolte nella nascita di un nuovo prodotto, hanno eliminato il vincolo della precedenza e sequenzialità con la creazione di parallelismi tra funzioni diverse.

L’implementazione è ottenuta trasferendo informazioni parziali alle attività a valle, in modo che le stesse possano essere avviate anticipatamente. Nonostante la possibile revisione e ripetizione dell’attività in caso d’informazioni che si rivelino incomplete, l’anticipazione evidenzia due notevoli vantaggi:

o       la riduzione del tempo di sviluppo e conseguentemente quello del time to market;

o       l’aumento del vantaggio economico, con costi di modifiche minori nel caso in cui si riscontrino quando lo stato di progettazione è nelle fasi iniziali.

L’Iveco ha affrontato il problema con la creazione delle Piattaforme[8], il cui compito è il presidio del domani , basate sul Simultaneous Engineering.

La piattaforma si occupa dello sviluppo di una nuova famiglia di prodotti, ed è affidata ad un team composto da expertise delle varie aree aziendali: l’Ingegneria di Prodotto e di Valore, il Processo di Prodotto, la Qualità, il Controllo e Finanza, le Vendita.

 

Il Simultaneous Engineering permette di elaborare il prodotto focalizzando aspetti di processo, di valore e tecnici a partire dalla fase di concept. La presenza di specialisti differenti facilita la diminuzione del time to market[9] e dei costi totali d’uso, dando risalto alle esigenze dei clienti ed alle problematiche di vendita ed assistenza.

Portare la volontà del cliente nel team di progetto, aumenta il merito che egli riconosce nel prodotto, soddisfacendolo nelle attese e ponendo le basi per la fidelizzazione di valore.

La definizione data in Iveco al S.E. è la seguente:

“Il Simultaneous Engineering è l’approccio metodologico sistematico ed organizzativo all’integrazione delle varie funzioni aziendali, durante il ciclo di sviluppo di un prodotto che va dal pre-engineering all’avviamento in produzione.”

L’aspetto più rilevante è lo sviluppo in parallelo delle attività di realizzazione del nuovo prodotto, che grazie al giusto livello di delega di responsabilità conferito ad ogni ente partecipante evita i cicli di revisione del progetto. Questi ultimi prevedevano che le funzioni a valle esaminando il lavoro di quelle a monte ne richiedeva le correzioni, per una successiva riesamina; solo il rispetto dei parametri di valutazione permetteva lo sviluppo da parte delle funzioni successive.

Eliminare il vincolo preliminare sui parametri (requirements) permette di diminuire il tempo di sviluppo.

Lo sviluppo di un nuovo prodotto può essere suddiviso in quattro fasi:  

o       la pianificazione, l’identificazione dei bisogni del mercato e dell opportunità di intervento;

o       il concept, la creazione e selezione di idee alternative con la decisione i avvio intervento;

o       lo sviluppo, la verifica sperimentale delle scelte progettuali;

o       l’industrializzazione ed il lancio commerciale, con l’attrezzaggio della linea produttiva e preparazione della rete di vendita;

ciascuna delle quali è formata di attività operative interdipendenti e parallele.

L’attività d’analisi critica, che consente di valutare la capacità nel soddisfare requisiti di qualità ed esigenze implicite ed esplicite delle azioni sul prodotto, è chiamata Design Review. Operativamente il D.R. consiste in incontri formalizzati e non, tra il Project Manager ed i responsabili dell Funzioni interessate alla analisi svolta.

Il D.R. serve ad identificare le aree con problemi ed inadeguatezze nei confronti dei requisiti, per ovviare alle necessarie azioni correttive rispettando i tempi prefissati ed i contenuti di prodotto previsti.

L’individuazione del raggiungimento o dello scostamento dagli obiettivi[10], si ottiene con il know-how delle funzioni coinvolte nello sviluppo, con una misurazione delle fasi intermedie del prodotto e con la verifica che le attività siano svolte secondo gli standard previsti nel programma. Il programma gestionale è scomponibile in due parti: l’evoluzione, che interessando una arco temporale dai 5 ai 10 anni delinea gli elementi strategici del prodotto: i trend degli indicatori di prodotto, i Basic Requirements individuati dalle opportunità di intervento; la gamma che precisa gli interventi approvati contenenti i Basic Requirements, la fattibilità, i programmi, gli indicatori economici e quelli elaborati sui modelli di riferimento di prodotto Iveco vs Concorrenza (benchmarking). I bisogni del cliente vengono identificati grazie ad un flusso continuo e coerente di informazioni provenienti dagli esperti di marketing e mercato, che permettono il confronto tra prodotto / stato di sviluppo / desiderio del cliente (Voice of the Customer V.O.C.) secondo lo schema:

   

 

 

 


Il vantaggio competitivo del prodotto è quindi un elemento distintivo del Simoultaneous Engineering, di conseguenza le Piattaforme diventano uno strumento strategico del successo di un prodotto.


2.3    L’ENGINE BUSINESS UNIT.

 

La Engine Business Unit è la nuova organizzazione che raggruppa le attività motoristiche di Iveco ed A.i.f.o.[11] e che governa tutta la produzione, l’industrializzazione, la commercializzazione dei motori.

Gli obiettivi che si pone sono:

o     il presidio del prodotto corrente attraverso la qualità, la quantità, le migliorie, i costi e l’assistenza di tutti i motori della gamma in produzione;

o     il presidio del domani con le attività di sviluppo e innovazione sul prodotto futuro.

La Engine Business Unit si compone di staff e di tre stabilimenti situati a Foggia, Torino, Bourbon Lancy. Essi forniscono la produzione dei motori leggeri, medi, pesanti; per ogni attività hanno responsabilità di quantità, di conformità, e di qualità del prodotto, dei fornitori, dell’applicazione, del servizio post-vendita.

 

Le Funzioni facenti parte della organizzazione della Engine business unit, non sono legate al singolo mercato e supportano trasversalmente le quattro divisioni: Automotive, Agricolture, Power Generation, Industrial/Marine. Esse formano il supporto professionale alle attività di produzione e commercializzazione dei prodotti nel breve periodo, ma hanno anche missioni nel medio-lungo atte all’incremento del livello di competitività attraverso l’innovazione, la definizione di strategie, il presidio delle famiglie professionali, la gestione dei servizi comuni.

Le Funzioni individuate sono:

o       TECHNICAL OPERATIONS, che organizza il presidio delle aree di diretta responsabilità con l’omogeneizzazione delle attività industriali e del know-how della famiglia professionale; ha il compito della definizione e del controllo delle politiche e dei metodi d’organizzazione del lavoro; qualifica il parco dei fornitori e gestisce quelli strategici; si occupa del controllo tecnologico degli investimenti strategici.

o       COMMERCIAL OPERATIONS, con compiti di analizzare e valutare lo scenario ed i trend evolutivi del mercato e della concorrenza partecipando alla definizione delle strategie di sviluppo Iveco relative al business di competenza; elabora, in coerenza con le strategie definite, piani e programmi d’interventi commerciali ed assicurativi. L’ente deve sviluppare e gestire i rapporti con gli utilizzatori dei motori, assicurando la gestione delle relative attività commerciali, collaborare con gli enti tecnici nella definizione dei piani e dei programmi di sviluppo ed aggiornamento del prodotto motore; deve definire il posizionamento competitivo della gamma prodotto di competenza per quanto riguarda gli aspetti di natura commerciale quali l’offerta, il prodotto, i prezzi e la strategia dei clienti. Un altro compito è quello di uniformarsi con le strategie d’Iveco, collaborando con il management centrale (Asset Management Iveco) e con i mercati alla definizione delle politiche distributive e dei conseguenti piani operativi: presidiando le reti di vendita, di assistenza e di distribuzioni dei ricambi e facendo così organizzare i servizi post-vendita agli stessi soggetti che si occupano del core-business con l’intento di accorciare la catena prodotto-cliente. Definire i piani di budget commerciali condividendo con Commercial Operations Iveco le azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi di volume, market, capitale circolante e redditività ed assicurare il corretto funzionamento del processo logistico per gli aspetti di natura commerciale, partecipando alle fasi decisionali di competenza (fabbisogni, priorità, fattibilità) garantendo il rispetto degli obiettivi logistici definiti.

o       STRATEGY DEVELOPMENT: assicura il presidio sul trend dei drivers[12]di business e sull’evoluzione del contesto competitivo individuando le linee di potenziale sviluppo e gli elementi per il piano strategico dell’Engine business unit;

o       FINANCE & CONTROL: assicura lo sviluppo di strumenti finanziari di supporto al business e controlla le nuove iniziative strategiche da intraprendere sia per gli aspetti finanziari che patrimoniali; definisce e gestisce le procedure di reporting e controllo assumendo un ruolo prioritario nella formulazione del budget per l’anno successivo; affianca l’ente centrale nel collegamento con la società consortile GESCO del Gruppo Fiat per raggruppare in un unico polo le attività d’amministrazione, bilancio e reporting quali la contabilità generale, il ciclo attivo e passivo, la contabilità del magazzino e dell’attivo fisso.

o       ENGINEERING: è passata da un’ingegneria di prodotto corrente che s’interessava solo d’applicazione e lavorazioni in ottica di breve (le modifications request) ad un’ingegneria di gamma che deve sviluppare il prodotto e deve garantirne la sopravvivenza nel tempo; molto orientata al mercato con cui lavora in collegamento diretto, è formata da team di product engineering rivolti a ciascun’unità produttiva e per i piccoli adattamenti; offre gli expertise alle  Piattaforme per le nuove famiglie di motori.

o       HUMAN RESOURCES: definisce le politiche e gli strumenti di gestione delle risorse umane, d’organizzazione, di formazione, di comunicazione e di relazioni industriali con controllo e supporto delle applicazioni; assicura che le risorse umane siano adeguate al raggiungimento degli obiettivi in termini quantitativi e qualitativi sviluppandone le competenze e le professionalità.

o       LOGISTICS: assicura lo sviluppo delle logiche e delle regole di funzionamento del processo logistico; gestisce le attività centralizzate ed il controllo degli indicatori di performance garantendo i servizi relativi ai trasporti.

L’Engine Business Unit garantisce l’orientamento al mercato con quattro divisioni ciascuna delle quali dedicata ad un singolo settore:

o       Automotive

o       Agricolture

o       Power Generation

o       Industrial / Marine

l’obiettivo è di creare una unica catena del valore che vada dalla fabbrica al cliente tramite la “customerizzazione” del prodotto conoscendo quali sono le necessità del cliente “prima, durante e dopo”.

All’interno delle divisioni si ritrovano le specializzazioni d’attività con competenze di marketing, customer application e comportamento prodotto; le strutture trasversali fanno da unione tra le divisioni.

 

 

Strutture trasversali.

L’orientamento al mercato deve essere assicurato mantenendo l’unitarietà delle strutture trasversali, permettendo la coesione dei vantaggi derivanti dalla:

o       migliore conoscenza e sensibilità di bisogni del cliente, maggiore focalizzazione del cliente, rapidità di risposta, snellezza gestionale e responsabilità di profitto conseguenti dell’orientamento al mercato

o       maggiore coerenza del prodotto base, maggiore disponibilità del know-how e delle metodologie, minori costi per le parti ed i fornitori comuni originati dalla struttura trasversale;

Le strutture commerciali delle Divisioni, hanno le funzioni delle vendite, con piena responsabilità del budget, di rete e dirette; del marketing, con la mappatura dei mercati e la definizione dei benchmarking verso la concorrenza; dell’amministrazione del venduto, come interfaccia con gli stabilimenti e nella gestione amministrativa delle vendite.

Il processo che vede impegnate le divisioni può essere sintetizzato nel seguente ciclo produttivo: le Divisioni preso atto di una richiesta di motori da parte del mercato, la inoltra al complesso produttivo (formato dall’ingegneria di prodotto, dalla logistica, dalla pianificazione del prodotto e dalla technical operations) che diviene il risolutore delle esigenze del mercato. Questo ente, organizzata e gestita la richiesta produttiva in stabilimento (Torino, Foggia, Bourbon Lancy ed A.i.f.o.), fornisce le quantità indicate dalle divisioni. Una volta soddisfatto l’ordine, il presidio sul prodotto passa alla customer service che riceve gli input sul comportamento del motore in campo dalla Commercial Operations.

Le divisioni diventano quindi il trait d’union ideale tra il mercato e la produzione, investite del ruolo di ambasciatrici delle necessità del cliente in produzione.

2.3.1 LA PIATTAFORMA MOTORI.

Il presidio del domani consiste nella ricerca continua, mirata all’evoluzione dei componenti e delle strutture motoristiche, avendo come linee guida le esigenze nate dal cliente e quelle imposte dal contesto:

o       il rispetto dell’ambiente e delle relative legislazioni (norme EURO);

o       i livelli di competizione;

o       le richieste di motori con un ciclo di vita maggiore (aumento della durata);

o       i minori consumi;

o       i minori costi di esercizio;

alcune di esse vengono messe a scaffale, cioè non vengono recepite immediatamente ma sono a disposizione di motorizzazioni future, mentre altre portano a veri e propri progetti innovativi di motori.

I progetti vengono vagliati mediante studi di fattibilità da un team composto da Engine Engineering, Value Analysis e Process Analysis che ne determinano la validità industriale.

Se gli studi di fattibilità, evidenziano in quel motore la vera risposta al mercato, e se gli investimenti richiesti sono approvati dall’ Ente finanziario, il progetto inizia la sua fase di sviluppo industriale: prende così il via la fase di industrializzazione del prodotto.

A questo punto prende corpo la struttura detta piattaforma, che riunisce risorse provenienti da Engine Engineering, Process Engineering, Product Quality e dagli stabilimenti; essa riunisce quantitativamente e qualitativamente gli specialisti operanti in diversi enti e li orienta in modo finalizzato allo sviluppo ed alla costruzione degli apparati produttivi necessari, interni ed esterni per il nuovo motore.  

 

Il team costituito, opera fisicamente in un unico ambiente ed utilizza i sistemi informativi per comunicare e per accedere alle informazioni necessarie al suo lavoro.

Del team fanno anche parte società esterne legate al nuovo progetto da rapporti d’interesse e sviluppo per estendere la tradizionale relazione compratore / venditore. Il team sviluppa, costruisce e segue il nuovo motore nelle diverse fasi dell’avanzamento produttivo ed applicativo.

Il flusso delle attività è schematizzabile con:

APPROVAZIONE DI FATTIBILITA’

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avviato il prodotto la piattaforma ha completato il proprio compito, le risorse tornano nei ruoli operativi: i tecnici confluiscono in produzione con la responsabilità di chi ha partecipato alla creazione del motore seguendolo nelle varie fasi di costruzione.

La Piattaforma motori è quindi l’elemento di unione tra il concept di prodotto, la struttura industriale e le necessità dei clienti.

Le strategie d’intervento sono tese a migliorare la posizione competitiva delle motorizzazioni allargando la gamma per aumentare la presenza sul mercato. Il miglioramento dell’affidabilità in esercizio e la rispondenza alle norme sulle emissioni inquinanti nello scenario per gli anni 2005, completano gli obiettivi di Piattaforma.

 

2.3.2  I SITI PRODUTTIVI.

Gli stabilimenti produttivi della Engine business unit sono situati a Torino, Bourbon Lancy, Foggia, Barcellona e Pregnana Milanese (Aifo applicazioni industriali).La suddivisione dei prodotti per stabilimento è la seguente:

 

 

Famiglia

Oggi

Domani

Leggeri

8100

Foggia

CSI

F1A

 

Foggia

Brasile

Medi

8000

Torino

India

Nef

 

Torino

Pesanti

8200 e 8400

B.Lancy

Brasile

F2/F3

 

B.Lancy

Gli stabilimenti in costruzione (India e Brasile) nascono per soddisfare e per rispettare le caratteristiche di ciascun mercato. Ad esempio la scelta di costruzione dello stabilimento in India tiene conto del fatto che i propulsori dovranno essere prodotti con iniezione meccanica poiché, nell’area del medio oriente l’assistenza si basa su officine non Iveco specialty le quali, nel caso d’iniezione elettronica non potrebbero intervenire adeguatamente.

La localizzazione del sito produttivo è elemento di competitività del prodotto motore, contribuendo alla strategia di globalizzazione inseguita da Iveco a partire dagli anni novanta.

 

2.3.3  A.I.F.O. Applicazioni Industriali

L’azienda fa parte dell’Iveco Engine business unit ed è rivolta alla trasformazione dei motori diesel standard ed allestiti di produzione Iveco, per le esigenze specifiche dei tre principali settori applicativi del mercato: il Power Generation o stazionario, l’Industrial ed il Marine.

 Le scelte strategiche di natura economica, finanziaria e creazione di valore sono prese dal management dell’E.b.u. ma tutto quanto concerne lo sviluppo tecnico e produttivo dell’applicazioni specialistiche è dominio dell’A.i.f.o.  custode del know-how di settore.

Il fatturato annuo dell’azienda è di 240 ML di Euro[13] equivalente a 40.000 unità per una produzione giornaliera di 200 motori.

L’insediamento produttivo di 118.000 m2 è sito a Pregnana Milanese e vede l’impiego di oltre 500 dipendenti.

La produzione dell’A.i.f.o. è contraddistinta da:

o       prodotto base fornito dalla Iveco E.b.u.;

o     una ampia diversificazione dei settori applicativi;

o     allestimenti specifici per ciascun cliente;

o     notevole flessibilità produttiva, garantita da linee aperte di produzione.  

L’offerta dell’A.i.f.o. copre ciascuno dei tre segmenti di mercato con gamme di prodotto che coprono l’intero range di potenza:

Industrial:   è presidiato da più di 30 modelli con potenze dai 39 ai 550 kW;i motori di base utilizzati nella trasformazione sono l’8140 (per le basse potenze); l’8060 (medie potenze); l’8210 e l’8460 che opportunamente modificati coprono il settore delle potenze maggiori.

Vengono impiegati in diversi campi applicativi, da costruttori che sono leader del proprio settore:

o       nelle macchine agricole (mototrebbie, macchine da raccolta, motopompe …) commercializzati da New Holland, Hesston, Brand.

o       nelle macchine movimento terra e da cantiere (escavatori, pale caricatrici, autobetoniere,…) per Cifa, Coime, Italmacchine.

o       nelle macchine da sollevamento e trasporto (autogrù, carrelli elevatori…) per Belotti, CVS, Locatelli.

o       nei mezzi speciali (veicoli 4x4, motospazzatrici, fresaneve, macchine forestali,…) per Bucher, Antonelli, Dolevo, Brucks, Bremach.

 

Power Generation:  la produzione di motori stazionari per gruppi elettrogeni e gruppi elettrogeni completi è il core business dell’A.i.f.o. che, con oltre 2.500 G.E. prodotti e con 12.000 motori forniti annualmente a costruttori primari del settore, è tra i leader mondiali per la generazione dell’energia.

                                   L’offerta copre il range di mercato dai 30 ai 750 kW di potenza meccanica e dai 30 ai 700 kVA a 50 e 60 Hz; il prodotto nasce dalla modifica dei motori Iveco standard allestiti (l’8040, l’8060, l’8210, l’8360, l’8365) e dalla trasformazione della serie V.

Marine:       la trasformazione dei motori in versione nautica, si esplica nella gamma dai 12 agli 880 kW di potenza per le applicazioni da diporto e dai 60 ai 625 kW per le applicazioni professionali. I motori oggetto delle trasformazioni sono l’8040, l’8360 e l’8460. I motori ad 8 e 12 cilindri della serie V permettono di ampliare l’offerta verso valori di potenza elevati (700 e 1200 kW) per la nautica da diporto.

Le divisioni della E. b.u. hanno il compito di rendere competitivo il motore trasformato A.i.f.o., sfruttando il vantaggio tecnico che è patrimonio del know-how aziendale ed orientandolo al valore ricercato dai clienti.  


[1] “Le organizzazioni”  di R. W. Scott ed .il Mulino

[2] da un seminario  sulla “ Organizzazione Aziendale“ del Gruppo Fiat;

[3] “Manuale di economia ed organizzazione di impresa “ di S. Rossetto ed. UTET e “ Struttura organizzativa di impresa “ di L. Brusa ed. Giuffrè            

[4]secondo “ La progettazione della organizzazione aziendale “ di H. Mitzberg  ed. il Mulino;

[5] secondo Rossetto ,  e “I costi aziendali “ di P.C.Ravazzi  , E. Luciani  , E.Paolucci ed UTET;

[6] vedere Mitzberg e Rossetto op. citate ;

[7] vedere il paragrafo dedicato alla Engine Business Unit;

[8] le piattaforme operative in Iveco sono dedicate ai veicoli industriai e allo  sviluppo di nuove famiglie di motori.

[9] offrire al mercato il prodotto giusto nel momento giusto;

[10] da individuare il più presto possibile;

[11] società controllata di IVECO che si rivolge al free market modificando i motori standard secondo le specifiche del cliente;

[12] gli elementi conduttori della strategia;

[13] valorizzato a prezzo di mercato per vendite a terzi;

 

 

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